Autore: Nausica Federico
La rappresentazione della comunità LGBTQ+ nell'universo cinematografico e nei media ha alle spalle una storia complessa e travagliata, segnata da conquiste, lotte per i diritti e riscatto sociale.
La rappresentazione nei media
Nei primi anni del Novecento, le persone LGBTQ+ venivano spesso rappresentate attraverso lenti distorte, con personaggi carichi di stereotipi e ridotti a caricature pensate per il divertimento del grande pubblico. In questo periodo, infatti, le rappresentazioni si limitavano spesso a gag comiche che avevano l’intento di denigrare o ridicolizzare l'omosessualità e le identità di genere non conformi.
Esempi di questa tendenza si ritrovano nelle pellicole di Charlie Chaplin, come "La signorina Charlot" e "Charlot macchinista", dove il tema dell'ambiguità di genere veniva trattato in modo superficiale, usato per suscitare ilarità piuttosto che per stimolare una riflessione.
Solo più tardi, con l'evoluzione del pensiero sociale e l’affermarsi dei movimenti per i diritti LGBTQ+, il cinema ha iniziato a offrire rappresentazioni più sfaccettate e rispettose. Film e produzioni televisive hanno cominciato a raccontare storie autentiche, capaci di dare voce a persone e vissuti fino ad allora ignorati o fraintesi, con l'obiettivo di restituire dignità e risonanza a quella fetta di popolazione a lungo discriminata e tenuta fuori dal consumo di massa.
E la comunità lesbica?
La rappresentazione delle donne lesbiche nei media è stata a lungo limitata, spesso relegata a stereotipi e invisibilizzata rispetto la controparte maschile. Un esempio emblematico è sicuramente il film Basic Instinct dove la protagonista, interpretata da Sharon Stone, è una donna bisessuale che viene descritta come pericolosa e manipolatrice. Il film riflette un vecchio stereotipo in cui le donne lesbiche o bisessuali vengono spesso associate a comportamenti violenti o criminali, come a voler sottolineare una devianza derivante dal proprio orientamento sessuale.
Allo stesso modo, nella serie TV "Buffy the Vampire Slayer", la relazione tra Willow e Tara, una delle prime storie d'amore lesbiche nella televisione considerata mainstream, finisce in tragedia. Questo avvenimento punta i riflettori sul cosiddetto "Bury Your Gays" trope, un modello comune nei media in cui i personaggi LGBT, in particolare le donne lesbiche, hanno spesso finali tragici per suscitare reazioni dal pubblico o per perpetrare dei comportamenti stereotipati.

È dunque chiaro che, sebbene negli ultimi cinquant'anni le rappresentazioni della comunità lesbica siano aumentate, la qualità delle storie e della narrazione sia rimasta spesso ancorata a dogmi tradizionali.
Nonostante l’aumento della visibilità, la mancanza di rappresentazioni diversificate e autentiche limita ancora oggi la complessità delle vite lesbiche sul grande e piccolo schermo. Solo di recente si iniziano a vedere narrazioni più inclusive, in cui le donne lesbiche non sono più definite solo dalla loro sessualità. Tuttavia, rimane molto da fare per spostare l’immaginario collettivo verso una rappresentazione più ampia e realistica della comunità lesbica, capace di celebrare la pluralità delle sue esperienze e sfidare gli stereotipi ancora radicati nella società. Quali sono gli esempi di rappresentazione giusta e libera dagli stereotipi? Scoprilo con noi!